Attenzione al respiro!
- gerardo_m

- 10 feb 2021
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 8 mar 2022
Respirare serve a portare ossigeno alle cellule ed a scaricare verso l’esterno l’anidride carbonica che proprio le cellule producono come scoria. Questo rapporto vitale tra interno ed esterno del nostro corpo è realizzato in tandem dai sistemi respiratorio e cardiocircolatorio, attraverso il microcircolo sanguigno che collega cuore e polmoni.
Ma il respirare ha un’altra importante funzione: consente al nostro corpo di adattarsi alle condizioni esterne. Di fronte ad eventi esterni stressanti il respiro si fa più frequente e si sposta verso la parte alta del torace, tenendo in tensione il diaframma; se invece la situazione è tranquilla, la respirazione rallenta e diventa sempre più addominale (indizio, quest’ultimo, del rilassamento del diaframma).
Come sappiamo anche il cuore partecipa a questa regolazione del corpo in reazione agli eventi esterni; a seconda dei casi, accelera o aumenta il battito. Ma c’è una differenza fondamentale. Il battito cardiaco non è da noi direttamente controllabile (se non in misura ridotta, grazie ad un allenamento specifico e comunque con un tempo di aggiustamento non brevissimo). Invece il respiro lo possiamo controllare direttamente; possiamo persino decidere di smettere di respirare ed andare in apnea nel momento stesso in cui lo vogliamo fare. Ma per fortuna il respiro va avanti da sé, anche se non ci pensiamo.
Insomma il respiro ha una caratteristica che ne fa un unicum nella biologia del nostro corpo: può funzionare autonomamente (come il battito cardiaco, la deglutizione, la peristalsi), ma allo stesso tempo può essere intenzionalmente modificato (come l’articolazione di una parola, il movimento di un braccio o di una gamba).
Ed è proprio attraverso il controllo attivo del respiro che possiamo influenzare il nostro umore, il nostro stato d’animo. Se siamo agitati, in ansia, nervosi, possiamo spostare il nostro respiro verso l’addome – sia l’inspirazione che l’espirazione – e decidere di rallentarne il ritmo. Se siamo sotto tono, un po’ assonnati o giù di corda, allora possiamo fare il contrario: portare il respiro nel torace – gonfiandone in particolare la parte alta e i lati – e aumentarne il ritmo.
Per fare un esempio personale, il controllo attivo del respiro è stato per me fondamentale per imparare ad affrontare le platee – a volte anche molto numerose – alle quali mi dovevo rivolgere: respiro nell’addome per placare l’agitazione e la paura; respiro ai lati del torace per avere un tono di voce brillante e vitale.
Per questi motivi, l’attenzione al respiro è uno strumento cruciale del counseling a base corporea. Perché è vero: finché si è vivi non si smette mai di respirare. Ma è altrettanto vero che prestando attenzione al proprio respiro si può stare meglio. Anche un solo minuto di respiro consapevole può farci stare meglio...




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