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Dal movimento al benessere fisico, emotivo, mentale

  • Immagine del redattore: gerardo_m
    gerardo_m
  • 17 feb 2022
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 23 mar 2022

Se stiamo fermi, le nostre capacità cognitive ed emotive vengono seriamente compromesse. (…) I movimenti del corpo possono servire come scorciatoia per cambiare il modo in cui pensiamo e ci emozioniamo. (Caroline Williams)


Tutti sappiamo che muoversi non solo ci fa stare in forma fisicamente, ma ci mette anche di buonumore. Abbiamo anche una più o meno vaga idea del perché questo accade. Chi non ha letto o sentito da qualche parte che il movimento riduce il rischio di malattie gravi, come infarti, ictus, diabete, o che – più in generale – un’attività fisica costante allunga la vita? Sappiamo anche – per esperienza o per sentito dire – che il movimento migliora lo stato d’animo e ci predispone all’ottimismo. Ma non finisce qui; chi ha avuto l’occasione di cercare consigli per migliorare la creatività, l’attenzione, l’apprendimento, avrà scoperto che anche per raggiungere questi obiettivi un’indicazione è chiara: meglio muoversi. Insomma, il movimento è una chiave di accesso al benessere fisico, emotivo e mentale.


Perché il movimento ha questo effetto generalizzato sul benessere?


C’è prima di tutto un livello fisico: il nostro corpo è fatto di ossa, muscoli, tessuti, organi, sistemi...e il movimento fa bene praticamente a tutte le componenti del nostro corpo. Ad esempio: tutte le attività che aumentano il peso caricato sugli arti inferiori (correre, saltare, scendere rapidamente le scale) generano osteocalcina, che – come fa intuire il nome stesso – è una sostanza che rafforza le ossa; tutte le attività aerobiche (che cioè aumentano il fabbisogno di ossigeno) provocano un maggiore afflusso di sangue a tutti gli organi e tessuti; tutte le rotazioni e gli allungamenti – su cui tanto lavorano lo yoga e il pilates – stimolano il sistema immunitario; camminare molto è il modo migliore per far restare immerse nel liquido sinoviale – e, quindi, far durare più a lungo – le cartilagini delle nostre articolazioni degli arti inferiori (purtroppo, le cartilagini non sono alimentate dal sangue e quindi non si riparano né si rigenerano). E l’elenco potrebbe continuare…


C’è poi il livello emotivo, la sensazione di star bene generata dal movimento. Qui le cose un po’ si complicano: le emozioni infatti sono contemporaneamente un fenomeno corporeo e mentale; ed è in questa interazione corpo-mente che va cercata la spiegazione dell’effetto positivo del movimento sul nostro stato d’animo. Non c’è dunque solo la chimica corporea direttamente stimolata dal movimento: endorfine (veri e propri oppiacei autoprodotti), che riducono la percezione del dolore, generano sensazioni di benessere e persino di euforia; la serotonina, che previene ansia e depressione (oltre a migliorare digestione e sonno); l’adrenalina che viene meglio regolata proprio dal movimento riducendo così i livelli di stress. C’è anche una chimica indiretta: la dopamina (e il benessere che questa genera) indotta dal raggiungimento di un obiettivo nell’allenamento, nella pratica sportiva o anche solo nella migliorata percezione di controllo del proprio corpo. Infine, il miglioramento dell’autostima che deriva dalla maggiore forma fisica ha un effetto generalizzato sullo stato d’animo: si riducono ansia, insicurezza e depressione.


E ancora, come spiega bene Caroline Williams nel suo libro “MOVE!”, tutto migliora se il movimento è fatto seguendo un ritmo: non solo aumenta la quantità di dopamina in circolazione, ma si genera una maggiore connessione con noi stessi (che, ricordiamocelo, abbiamo un nostro ritmo cardiaco e respiratorio), il che aumenta ancora di più la sensazione di benessere. Le cose vanno ancora meglio se il ritmo guida il movimento di un intero gruppo sincronizzato: in questo caso infatti aumenta la connessione emotiva con gli altri e la maggiore l’apertura nei loro confronti.


E veniamo infine al livello mentale. Cominciamo da alcuni elementi specifici. Di nuovo il ritmo: tutti i movimenti effettuati a lungo con un ritmo costante (camminare, correre, nuotare, andare in bici) attivano il cervello in una modalità “fluttuante” che favorisce il pensiero laterale, la creatività, l’originalità. Respirare col naso durante il movimento sincronizza la respirazione con le onde cerebrali, migliorando memoria e focalizzazione. E poi c’è di nuovo l’osteocalcina, che non fa bene solo alle ossa: migliora pure la memoria.

Ma c’è poi una questione generale, la più importante per capire l’effetto positivo del movimento sulla qualità del nostro modo di pensare: come ha spiegato bene il neuroscienziato Antonio Damasio, la coscienza di sé emerge dalla continua interazione tra cervello, resto del corpo e mondo esterno. Il movimento, aumentando l’attivazione di tale interazione, contribuisce ad una maggiore consapevolezza, con tutti gli effetti positivi che ciò genera sullo stato mentale. In questo senso si può dire che il movimento consapevole – meglio ancora se ritmato e in gruppo – è una forma di meditazione dinamica: all’osservazione di sé, tipica della meditazione statica, si aggiunge appunto il movimento nello spazio.


Concludendo, gli elementi essenziali della relazione movimento-benessere possono essere trovati nei tre livelli: fisico, emotivo, mentale. In realtà questi tre livelli sono tra loro strettamente connessi da rapporti di causazione e retro-causazione, al punto che si può proporre una visione unitaria: il movimento attiva il corpo ed è nel corpo – grazie alle complesse interazioni tra tutte le sue parti (comprendendo tra queste il cervello!) – che si realizza il maggior benessere. Non ha molto senso chiedersi che cosa si attiva prima e che cosa dopo; stati fisici, emotivi o mentali sono solo modi diversi di guardare ad un unico processo indotto dal movimento che migliora il benessere individuale.

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